Introduzione
A volte ci sono ispirazioni che non riusciamo
a comprendere e che probabilmente non provengono
da noi; nascono dal profondo inspiegabilmente ed
inspiegabilmente ci guidano contro ogni rischio
e difficoltà.
La stessa cosa è accaduta a noi per questo
viaggio; abbiamo sempre avuto il desiderio di conoscere
l'Africa sahariana "più vera" e di vivere
sulla pelle quel poco che avevamo visto e sentito
relativamente a questo paese, unico nel suo genere.
Eravamo, quindi, alla ricerca di quello che resta
del "vecchio Sahara", prima che venga sommerso dalla
marea montante del consumismo, che qui tenta di
riversarsi da oltre confine. Il Tchad spera di rientrare
nel mondo dopo più di trent'anni di guerra
civile e scontri con la Libia; qui le genti vivono
una vita al limite della sopravvivenza, in una nazione
a lungo devastata da povertà, siccità
e continui spargimenti di sangue. Da un po
di tempo a questa parte, però, l'idea di
questo viaggio per svariate ragioni era diventata
assillante, anzi oserei dire una necessità.
.
Ma che cosa c'è da vedere in Tchad ???.
Quante volte ci
siamo sentiti ripetere questa domanda, prima di
partire e una volta rientrati dalla nostra vacanza.
Un viaggio in Africa è un viaggio che
ti conduce alle origini dell'uomo.
L'Africa sahariana attraverso i suoi paesaggi
immensi e spettacolari, funziona come una macchina
del tempo. Si esce dal ritmo frenetico della nostra
vita e si entra direttamente nella storia, a stretto
contatto con un ambiente incontaminato e a popolazioni
giunte a noi intatte attraverso i secoli con le
loro abitudini e i loro stili di vita. Il Tchad
si trova nel cuore dell'Africa ed è una terra
autentica, misteriosa, un paese di contrasti, di
grandi spazi, caleidoscopio di paesaggi e popoli
che racchiude un paradiso selvaggio unico nel Sahara.
Il
viaggio
Siamo partiti da Bologna nella serata del 27/03
con arrivo a Roma Fiumicino; verso le 00,40 eravamo
di nuovo in partenza per Addis Ababa (volo Ethiopian
Airlines) con coincidenza per N'Djamena, dove siamo
atterrati nel primo pomeriggio del 28/03. La nostra
sistemazione era presso il Novotel La Tchdienne,
il migliore ed il più nuovo della città,
situato nelle immediate vicinanze dell'aeroporto
sulla sponda del fiume Chari.
A pochi passi dall'hotel si trova un piccolo ma
ben fornito mercato dell'artigianato, dove oltre
ai manufatti locali è possibile trovare bellissime
maschere di legno provenienti dai paesi dell'Africa
nera; ne approfittiamo subito per comperare qualche
piccolo ricordo. Abbiamo poi incontrato il nostro
tour leader di Spazi d'Avventura Andrea Bonomo,
il quale ci ha confermato che dal punto di vista
della logistica era tutto ok (fuoristrada, materiale
da campo, viveri e carburante), ma soprattutto avevamo
tutti i permessi necessari per il nostro tour. Infatti,
durante il percorso, si avrà l'obbligo di
fermarci ai posti di polizia per la visione dei
permessi e dei nostri passaporti.
La mattina del 29/03 partiamo in perfetto orario
con il nostro convoglio composto di quattro veicoli
fuoristrada Toyota e ben 18 persone (12 turisti,
4 autisti, il cuoco e la nostra guida Andrea). Uscendo
dalla città abbiamo costeggiato l'aeroporto
dove intravediamo soldati francesi di guardia; militari
che fanno parte di una guarnigione di circa 1'000
uomini di stanza nell'aeroporto della capitale.
Percorriamo in direzione nord est gli unici 80 km
di asfalto lungo l'importante direttrice che collega
la capitale con il vicino Sudan, sulla quale transitano
merci che danno luogo ad intensi scambi commerciali.
Arrivati al villaggio di Massaguet puntiamo decisamente
verso nord e superato il paese di Massakory entriamo
nel Bahr el Ghazal detto anche Fiume delle Gazzelle,
antico emissario dell'immenso bacino lacustre del
Paleociad, che seguiremo per tutta la sua lunghezza
verso nord, entrando nella regione del Kanem. 
Le cronache ci hanno tramandato che il Bahr el Ghazal
era navigabile fino al 1700, ora la zona è
densamente popolata e frequenti saranno gli incontri
con le popolazioni locali nomadi e seminomadi.
Questo antico letto di fiume, ora inesorabilmente
prosciugato, riceveva acqua dal lago Tchad e la
immetteva nell'antico lago Borkou. La progressiva
desertificazione del territorio ha fatto si che
ora il livello dell'acqua del lago Tchad è
di 35 metri inferiore alla quota del letto del Fiume
delle Gazzelle.
Questa importante arteria che unisce il nord musulmano
al sud cristiano e animista ha favorito il contatto
tra queste due culture; in passato era percorsa
da carovane che collegavano i grandi regni dell'Africa
Nera al Mediterraneo. Oggi è facile incontrare
vetusti camion incredibilmente colmi di merci e
uomini che arrivano dalle lontane oasi libiche.
Il
paesaggio di questa regione è di tipo saheliano
caratterizzato da una varia e rigogliosa vegetazione
rappresentata da numerose specie di acacia, tuttavia
costituisce una zona di transizione climatica tra
savana e deserto; la forte escursione termica, la
grande aridità e le piogge irregolari fanno
si che la vita si regga su equilibri molto delicati.
Occorreranno
ben due giorni di viaggio per percorrere il letto
di questo antico fiume e arrivare a Kouba Oulanga,
dove potremo approvvigionarci di acqua, in quanto
le riserve che si hanno sui fuoristrada si esauriscono
in circa 2 giorni e mezzo.
La prima notte ci siamo accampati poco prima del villaggio
di Kouri Kouri, mentre il secondo campo è stato
approntato nei pressi di Nedeley, a pochi chilometri
da Kouba Oulanga.
In questa regione le popolazioni sono principalmente
rappresentate da ceppi etnici di fede musulmana detti
Kanembou, Kanouri, Peul, Kereda, Dazi e Arabi; quest'ultimi
sono entrati in Tchad circa 800 anni fa dopo aver
combattuto e sconfitto i cristiani a Dongola in Sudan.
I pochi appezzamenti di terreno coltivati che incontriamo
e la vendita del legno di acacia in alcuni villaggi,
sono attività svolte principalmente dall'etnia
Kanembou; questi lavori sono totalmente disprezzati
dai nomadi del deserto.
Durante il nostro tragitto incontriamo numerosi pozzi
d'acqua attorno ai quali si radunano i Kereda. Etnia
di allevatori, che specialmente in questa stagione
secca affollano i pozzi per poter dissetare le proprie
mandrie. L'abbeverata al pozzo è un lavoro
tremendo e faticoso, in quanto la profondità
di questi pozzi varia tra i 30 e i 50 metri; gli uomini,
tra rauche grida d'incitamento, sudati per lo sforzo,
recuperano faticosamente un grande catino di pelle
che può contenere fino a 25 litri d'acqua,
dissetando così con pazienza i loro animali.
Inutile dire che per noi fotografi il lavoro ai pozzi
è una ghiotta occasione per fare almeno un
paio di rullini in mezz'ora; bisogna però avere
un approccio molto soft, ma soprattutto, portare rispetto
nei riguardi di queste persone, che sotto un sole
implacabile svolgono un lavoro faticosissimo. Al nostro
arrivo siamo decisamente malvisti in quanto una presenza
estranea è considerata solo un intralcio al
loro lavoro, poi con un po di attenzione e con
la mediazione della nostra guida e degli autisti sarà
possibile scattare qualche bella foto.
Nel primo pomeriggio del 30/03 arriviamo al villaggio
fantasma di Salal, importantissimo punto d'acqua per
i cammelli in questa regione; qui finisce la zona
saheliana ed ha inizio quella predesertica. Le poche
e povere case di questo abitato sono sparse tra piccole
dune, talvolta nascoste dalla sabbia in sospensione
dovuta ad un forte vento. La vista di questo villaggio
è a dir poco scioccante; caldo, vento e polvere
ci fanno pensare di essere stati sbarcati su un altro
pianeta, ci sembra impossibile che qui possano vivere
ed abitare esseri umani. Come detto in precedenza
la seconda notte ci accampiamo nei pressi di Nedeley;
la mattina del 31/03 partiamo di buon ora e dopo pochi
chilometri arriviamo a Kouba Oulanga.
Kouba Oulanga
improbabile villaggio precedente le assolate ed inospitali
distese di sabbia dell'Erg di Djourab. E' il limite
amministrativo tra la regione del Kanem e quella del
Borkou, dove è presente un punto d'acqua permanente,
vitale per gli abitanti della zona. La pompa che serve
questo pozzo d'acqua fu donata qualche anno fa dal
governo dell'Arabia Saudita; ne approfittiamo per
ripristinare le nostre scorte. Intanto la nostra guida
si è recata al posto di polizia per far vistare
i permessi; questa piccola sosta ci permette di scattatre
qualche foto e fare amicizia con i numerosi bambini
di questo villaggio, in quanto gli adulti sono come
sempre molto schivi.
Ci attende una giornata di jeep molto lunga; ora puntiamo
decisamente verso est, il nostro obiettivo sarà
di arrivare nel tardo pomeriggio a Kalait, dove faremo
il primo rifornimento di carburante.
Il
paesaggio cambia nuovamente, ora attraverseremo
una zona di sahel molto selvaggio, una vasta pianura
piena di erba gialla ottima per il pascolo dei dromedari
e priva di insediamenti umani se non poche tende
di nomadi arabi che vivono di pastorizia in una
dimensione per noi irreale.
In questa fascia del paese sono allevati oltre un
milione di dromedari, di cui una parte viene portata
in Libia all'oasi di Khofra per essere venduti e
macellati. Gli altri dromedari vengono utilizzati
per formare carovane e commerciare sale e natron
(carbonato di sodio) con le genti che vivono nella
parte meridionale del paese. Vendono il tutto ai
pastori (che lo utilizzano per le loro mandrie di
bestiame) e ritornano a nord con miglio e sorgo,
che saranno le provviste fino al prossimo viaggio.
La vendita dei dromedari è un'importante
introito nell'economia dei nomadi, le femmine forniscono
con il latte l'elemento principale se non esclusivo
della dieta di questi popoli, la lana ed il cuoio
sono anch'essi importanti per fare borse e selle.
Qui
è ancora economicamente valido il trasporto
con il dromedario, in quanto la condizione delle
piste ed il prezzo di acquisto maggiore (se sei
proprietario di un camion) del sale e del natron,
fanno si che il trasporto su ruote non sia ancora
economicamente vantaggioso. I dromedari invece costano
poco e durante la stagione invernale possono sopravvivere
per oltre un mese solo con un po d'acqua e
un po di fieno.
A metà giornata arriviamo all'importantissimo
pozzo di Todi, unico punto d'acqua permanente tra
Kouba Oulanga e Oum Chalouba. Una piccola sosta
per qualche fotografia; la profondità di
questo pozzo oltrepassa i 100 metri, ed è
veramente impressionante vedere un dromedario tirare
una corda così lunga per poter portare in
superficie il catino di pelle ricolmo d'acqua.
Riprendiamo la nostra marcia verso est, lungo una
pista che segue il corso naturale del Oued Achim
che percorreremo fino ad arrivare ad Oum Chalouba,
dove è presente un'importante guarnigione
militare.
Il
terreno presenta sempre una distesa infinita di
erba gialla, ricca di animali come le gazzelle Dama
e Dorcas, otarde, jene e sciacalli; emozionanti
e frequenti saranno gli incontri con le minuscole
gazzelle, che sopravvivono grazie al fatto che pur
bevendo di rado riescono a ricavare l'acqua direttamente
dalla pastura
Una menzione particolare merita l'antilope Addax,
considerata dai Tuaregh "la regina del deserto"
per la sua imponenza e il suo stile di vita, lontano
da ogni altro animale, libera e indipendente. Questa
antilope presenta un manto di colore bianco grigiastro
con una larga macchia scura sul muso e corna avvolte
in larghe spirali; vive in branchi poco numerosi
o isolati. La sua struttura organica le consente
di non bere quasi mai, in virtù della capacità
di metabolizzare e trasformare il cibo in liquido
vitale. Appariva talvolta tra le raffiche nelle
tempeste di sabbia, bianca come un fantasma e misteriosa
come uno spettro. Purtroppo le ricorrenti guerre
che hanno tormentato per decenni il Sahara e la
caccia indiscriminata stanno portando all'estinzione
questo magnifico animale.
Una missione naturalistica effettuata nel settembre
2001 sotto la competenza scientifica del prof. John
Newby (massimo esperto del Wwf di fauna sahariana),
ha effettuato ricerche su questa rarissima antilope
lungo la direttrice del Bhar el Ghazal, nelle falaise
d'Angamma e lungo tutto il corso del Oued Achim;
il giorno 2 ottobre 2001 ne sono state avvistate
due tra Kouba Oulanga e la falaise d'Angamma.
Passiamo velocemente accanto alla base militare
di Oum Chalouba, dove la massiccia presenza di soldati
e veicoli blindati ci consiglia di proseguire senza
fermarci; arriveremo poi al villaggio di Kalait,
dove la nostra guida Andrea ha l'appuntamento per
l'acquisto del carburante. Prima l'abitato era in
effetti a Oum Chalouba, poi con l'apertura di un
nuovo pozzo d'acqua e la massiccia presenza di militari,
la popolazione locale si è trasferita completamente
nel nuovo villaggio. Qui, oltre al rifornimento
di nafta, verranno nuovamente controllati passaporti
e permessi di transito. Un aneddoto; per la prima
volta da quando Andrea accompagna i turisti nei
suoi tour, il funzionario di turno è stato
talmente scrupoloso, che ha voluto timbrare e firmare
pure i nostri passaporti. Ora insieme ai diversi
timbri di entrata e uscita dei vari paesi da noi
visitati, abbiamo anche il timbro di transito a
Kalait!!!
Il tempo per fare rifornimento ci permette di visitare
questo paese fatto di case di fango, capanne di
nomadi e un bel mercato che si trova attorno al
pozzo d'acqua e che ne fa un luogo animato d'incontro
e di commercio vista la quantità di merci
disponibile. E' facile vedere donne vigorose dalla
pelle scura e dai veli multicolori che arrivano
con i loro asini ad attingere acqua al pozzo, alcune
ragazze hanno le labbra tatuate di nero, che per
la tradizione locale significa il superamento della
pubertà. Vista la presenza di personale militare
ci è stato consigliato di non fare foto,
per non rischiare di vedersi sequestrare le macchine
fotografiche; un vero peccato perché l'atmosfera
che si respirava in questo mercato avrebbe meritato
senz'altro qualche bello scatto. Non tutto viene
per nuocere, il gironzolare fra la gente senza le
fotocamere al collo, ci ha consentito di avere un
approccio molto spontaneo e genuino con questi gentili
e simpatici commercianti.
Anche se il Tchad non è certo il paese più
turistico al mondo, qui come altrove, la macchina
fotografica crea una barriera di diffidenza tra
noi e le popolazioni che visitiamo.
Terza
parte -->>
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