Certo che attraversando questo assolato ed inospitale
deserto, ci è difficile pensare che in tempi
passati qui vi era un habitat simile in tutto e
per tutto a quello che noi possiamo vedere ora nei
parchi africani dell'Africa orientale. Nel luglio
del 2002, a viaggio abbondantemente concluso, la
prestigiosa rivista Nature ed i maggiori quotidiani
nazionali riportavano la notizia che proprio qui
nell'Erg di Djourab un gruppo di ricercatori aveva
scoperto un teschio, una mandibola e dei denti di
un essere vissuto tra i sei e sette milioni di anni
fa; probabilmente la più antica traccia appartenente
alla famiglia umana mai trovata, che sposterebbe
indietro nel tempo l'origine dell'umanità.
La squadra al lavoro sul posto è composta
da una trentina di persone tra geologi, sedimentologi
e paleontologi provenienti da dieci paesi diversi,
al comando del prof. Michel Brunet direttore della
missione franco - tchadiana di paleoantropologia.
Questo è il primo ritrovamento di un ominide
in Africa centrale che le autorità locali
hanno chiamato "Toumai", una parola in lingua Goran
che significa "speranza di vita", normalmente usata
come nome per i bimbi che nascono prima della stagione
delle piogge.
Toumai potrebbe svelare i segreti di un periodo
dell'evoluzione del quale francamente in questo
momento poco o nulla si sa. Quanto al luogo gli
scienziati sottolineano che gli altri ominidi ritrovati
sono stati individuati esclusivamente in Africa
orientale (nella Rift Valley a ben 2'500 km da qui
e datati 2,5 milioni di anni fa), a differenza di
questo trovato invece in Africa centrale. E' un'area
che sette milioni di anni fa appariva molto diversa
da oggi; era ricca d'acqua, solcata da grandi fiumi
che scendendo dai massicci montuosi alimentavano
grandi laghi e che con le numerose savane e praterie
era l'habitat di numerose specie di animali.
Terminata la traversata del Djourab percorreremo
una pista segnalata da fusti e copertoni che ci
porterà nel luogo dove si trovava l'antico
lago Borkou, dove vedremo i resti di diatomiti.
La diatomite o farina fossile non è altro
che il risultato degli abbondanti resti fossili
di alghe unicellulari chiamate diatomee, che sono
presenti in tutti i tipi di acqua e nei terreni
umidi; le pareti cellulari delle diatomee sono impregnate
di silice.
Questa bufera di vento che spazza il deserto, trasforma
l'aria in una coltre grigia a causa della polvere
finissima simile al borotalco di diatomee, dietro
la quale il sole è un pallido disco che non
ferisce gli occhi. L'inusuale (per noi turisti occidentali)
spettacolo naturale offerto dall'harmattan viene
considerato dal gruppo non come un fastidio, ma
bensì come una degna e magnifica conclusione
del nostro viaggio. Una volta scesi dalla macchina,
cercando di osservare attentamente il terreno circostante,
riusciamo a trovare vertebre di pesci e grosse conchiglie,
animali che popolavano questo antico lago prosciugatosi
all'incirca trecento anni fa. La sosta di mezzogiorno
ci vede consumare il pranzo all'ombra di una delle
poche acacie che abbiamo trovato lungo il percorso;
qui con il contributo determinante dell'harmattan
abbiamo rilevato la temperatura massima del nostro
viaggio: 44,9° all'ombra.
Ora si punterà decisamente su Kouba Oulanga,
per riprendere lo stesso percorso lungo il Bahr
el Ghazal, fatto in precedenza nei giorni addietro.
Una volta attraversato il piccolo villaggio di Beurkia,
ci allontaniamo di qualche chilometro per andare
a posizionare il nostro campo. C'è da dire
che anche la temperatura notturna ha subito un innalzamento
dei suoi valori; all'indomani, mattina del 10/04,
poco prima di ripartire con i nostri mezzi, alle
sette circa abbiamo rilevato una temperatura di
31°, un buon auspicio per il proseguimento
del cammino !!!
Ripercorreremo così di nuovo questo antico
letto di fiume che lambisce antichi ammassi di dune
morte in un paesaggio che è diventato a poco
a poco saheliano, con i suoi numerosi e piccoli
villaggi anche senza nome per noi viaggiatori di
passaggio, qualche capanna, delle persone a piedi
o con gli asini in cammino verso un mercato e i
suoi pozzi d'acqua sempre affollati dai nomadi,
che con gesti antichi di millenni, dissetano le
loro mandrie. Una breve sosta a Moussoro, dove in
una piccola bottega riusciamo a bere persino una
coca cola bella fresca; l'ultima notte sotto le
stelle la trascorreremo poco fuori il villaggio
di Kouri Kouri.
Il rientro alla capitale avviene il giorno seguente
11/04 ripercorrendo la grande arteria che porta
fino ad N'djamena; ora l'asfalto vola sotto le nostre
ruote, con un rumore che ci appare a dir poco estraneo
dopo tanti giorni passati nelle sabbie del deserto.
Arriveremo nel tardo pomeriggio al novotel la Tchadienne
in tempo per una doccia ristoratrice ed un piccolo
riposo. Verso le 03,00 del 12/04, con circa tre
di ritardo, arriva il nostro aereo da Bamako che
ci porterà ad Addis Ababa, per poi ripartire
alla volta di Roma.
Durante il lungo viaggio di ritorno e nei mesi successivi,
sentiamo di aver arricchito ancora una volta il
nostro bagaglio di esperienza; la ricchezza che
può darti un viaggio nel deserto è
immensa, ed è una ricchezza che nessuna moneta
potrà mai eguagliare e che nessuno ti potrà
mai rubare. Ricordiamo ancora oggi ogni minimo particolare;
il susseguirsi di paesaggi grandiosi, la spettacolare
natura dell'Ennedi, i nomadi con il loro sguardo
fiero ma anche purtroppo con un tenore di vita per
noi francamente impensabile, le infinite distese
di sabbia di questo mondo che ormai è parte
di noi o anche l'immagine dei nostri autisti che
si allontanavano per pregare rivolti verso la Mecca.
Nei nostri occhi rimangono le immagini di questi
popoli che vivono da sempre nei luoghi più
difficili ed inospitali del pianeta; popoli la cui
cultura la si può cercare di capire anche
attraverso uno dei suoi più antichi proverbi:
"se vuoi conoscere molte persone puoi vivere nelle
città, ma se vuoi conoscere te stesso vivi
nel deserto".
Qui nel Sahara la gente muore, la vita continua
e a volte fa bene rammentare che il massimo che
possiamo aspettarci è un po di acqua
e un po di ombra; al di là di questo,
tutto è nelle mani di forze più grandi
di noi.
Inshallah ...
Il deserto ci cambia, non può non cambiarci,
quei luoghi, quelle scene di vita quotidiana le
porteremo per sempre nel nostro cuore e rimarranno
dentro di noi fino a che avremo memoria.
Note
particolari
Tutte le mattine dopo la colazione, Andrea ci riuniva
attorno alla cartina geografica per illustrarci
l'itinerario e le eventuali difficoltà della
giornata e per rispondere ai nostri numerosi quesiti.
Alla sera poi, dopo cena, ci si ritrovava a chiaccherare
e diverse volte Andrea ci ha edotto sulla storia
del paese, gli aspetti naturalistici, la situazione
oggettiva e reale del lavoro nello stesso.
Ciò ci ha permesso di soddisfare le nostre
numerose domande alle quali non potevamo dare risposte
causa le scarsissime informazioni e la totale mancanza
di guide su questo splendido paese. Tutto ciò
ha ulteriormente arricchito e reso ancora più
prezioso il viaggio con questa organizzazione, creando
così tra noi un legame di fiducia e rispetto
che raramente si riesce ad instaurare in altre situazioni
simili.
Da notare inoltre che i pasti serviti al mattino,
mezzogiorno e sera erano sempre molto equilibrati
sia come qualità che varietà; ciò
non per mettere in evidenza il nostro amore innato
per il cibo in quanto siamo italiani, ma per mettere
in risalto che un'alimentazione adeguata e varia
in un ambiente così ostile, ha permesso a
tutti di trascorrere in salute e senza nessun problema
fisico neppure piccolissimo, tutta la vacanza, cosa
assai rara quando si cambia anche per un breve periodo
cibo e clima.
Ringraziamenti
Un grazie di cuore va ad Andrea Bonomo ed il suo
staff, per la sua (e loro) professionalità
e competenza, per averci fatto conoscere in modo
approfondito questo paese e le genti che lo abitano,
e per la sua completa disponibilità nei nostri
confronti per tutta la durata di questo lungo ed
emozionante viaggio nell'Ennedi.
Postfazione
Il viaggio in questa remota zona del Sahara è
stato effettuato con Spazi d'Avventura, tour operator
di Milano fondato da un medico milanese, Piero Ravà,
che dal 1977 organizza viaggi spedizione principalmente
nel deserto del Sahara. Questo è l'unico
operatore occidentale presente nel paese, ed ha
in permanenza nella capitale un proprio ufficio,
mezzi fuoristrada, personale locale ed una guida
italiana di Spazi d'Avventura forte di una lunga
esperienza e di una profonda conoscenza del paese
e delle popolazioni che lo abitano. Il gruppo di
noi turisti era composto di 12 persone di tre diverse
nazionalità: italiani, tedeschi ed una ragazza
svizzera.
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