Libia:
tra le sabbie del Sahara (1/6)
di
Claudio Perotti claudiomail@tiscali.it
Litinerario:
Sabato
15/03/2003: In meno di 2 ore di volo da Roma si raggiunge
Tripoli. Un tempo veramente esiguo, se consideriamo che
passiamo
"da un mondo allaltro". Arrivati
allaeroporto di destinazione e sbrigate le solite
formalità dingresso, ci dirigiamo ad uno sportello
di cambio, dove ci procuriamo la valuta locale.
Incontriamo
il corrispondente libico dellagenzia con la quale
lesperta coordinatrice del nostro gruppo già
si era messa in contatto dallItalia, allo scopo di
definire litinerario di massima e ciò che si
sarebbe reso necessario. Paghiamo il convenuto e in pullmino
raggiungiamo lalbergo che ci ospiterà per una
notte. Bab al-Jadid, (Sharia al-Corniche). Prezzo: 35 D
la camera doppia, 25 D la singola. Prima colazione inclusa.
E una costruzione recente, situata in zona centrale,
vicino al mare. Nella zona vi sono molte altre costruzioni
nuove. Da come si presenta lentrata e la hall sembrerebbe
un albergo addirittura di lusso. Una volta viste le stanze,
rivediamo le nostre valutazioni. Sono piccolissime, il bagno
minuscolo, però con doccia con acqua calda. Sono
dotate di televisore ed aria condizionata. Comunque vanno
benissimo, per le nostre esigenze.
Lasciamo
il bagaglio, risaliamo subito sul pullmino che ci porta
alla Piazza Verde, il cuore di Tripoli.
Divide la medina, simbolo della
Libia tradizionalista, con negozietti, venditori ambulanti,
ove si respira ancora un certo attaccamento ai costumi ed
agli usi, con la parte della città più occidentaleggiante,
con negozi di lusso ed unaria molto più moderna.
Oramai
è pomeriggio inoltrato, conveniamo di fare una visita
di un paio dore ai dintorni e alla medina, prima di
cena. La medina è un brulicare di gente, un dedalo
di viuzze che coprono unarea piuttosto vasta. Noto
un elevato numero di persone di colore, più di quanto
mi aspettassi, segno questo di una forte immigrazione delle
genti dellafrica nera verso questa nazione, molto
più ricca rispetto alla media africana. Questa medina
non ha certo il sapore esotico di quelle marocchine, ma
ha comunque un suo netto connotato, con tutti gli edifici
bianchi e gli infissi e le serrande dei negozi colorati
di verde. Cena al ristorante "Lebanese Food" (Great
Jamaherta). Locale accogliente, mangiamo molto bene al prezzo
di 12 Dinari a testa. Menù a base, naturalmente,
di specialità libanesi.
Domenica
16/03/2003:
Di
buon mattino, partiamo alla volta di Ghadames. Dobbiamo
raggiungere la nostra meta entro sera e lungo la strada
abbiamo una tappa importante: lantica città
di Sabratha. Subito ai margini del centro urbano di Tripoli,
lungo limportante arteria di collegamento percorsa,
notiamo unabbondante presenza di rifiuti. Purtroppo
questa sarà una costante delle periferie urbane da
noi attraversate. Arriviamo dopo 1 ora circa. Come la stragrande
maggioranza dei siti archeologici, il prezzo del biglietto
è di 3 Dinari ciascuno, se si desidera fotografare
ci vogliono altri 3 Dinari. Data limportanza e la
vastità dellarea da visitare, ingaggiamo per
40 Dinari una guida, che ci accompagnerà nella zona
archeologica. Resti di diversi complessi termali, di templi,
colonnati, qualche vestigia punico-fenicia. Interessante,
certo, ma sinceramente mi aspettavo qualche cosa di più.
Eccezionale invece il teatro, nonostante abbia subito unopera
di restauro particolarmente intensa, regala un impatto deffetto,
grazie alla sua imponenza, con i tre ordini di colonne corinzie
che si ergono per oltre 20 metri dietro il palcoscenico.
Era il teatro romano più grande dellAfrica,
a testimonianza dellimportanza che ricopriva la città
di Sabratha. Abbiamo visitato anche il museo annesso agli
scavi (ingresso altri 3 Dinari), il quale custodisce solo
reperti trovati nel corso degli scavi condotti nella zona,
tra cui i grandi mosaici che adornavano la basilica di Giustiniano.
Al momento gli scavi sono sospesi, anche se è stato
stimato che una buona metà della città giace
ancora sotto la sabbia. Al termine della visita ripartiamo
e dopo circa 3 ore di strada arriviamo a Nalut, cittadina
famosa per ospitare nei suoi pressi un antico granaio berbero
fortificato. Scendiamo dal nostro veicolo, un forte vento
gelido ci accoglie. Paghiamo lesiguo biglietto dingresso
ai guardiani, i quali molto gentili, ci accompagnano nella
visita di questo strano sito. Il luogo è molto ben
conservato, girando nelle strette viuzze del complesso,
si possono vedere uno accanto allaltro le anguste
stanzette dove era custodito il grano, lolio ecc.
Sono rimasti gli otri, i contenitori in terracotta, alcuni
interrati, altri più evidenti. In alcuni ambienti
sono esposti anche gli utensili utilizzati dalla comunità
agricola, rudimentali falci, zappe, mortai, basti ecc. Data
la bizzarria di come le stanze spuntano dalla struttura
di malta, la tortuosità delle viuzze sopra le quali
di tanto in tanto si affacciano anche dei minuscoli balconcini,
la costruzione, nel suo insieme sembra quasi un alveare,
oppure una città fantastica, abitata da gnomi. Abbiamo
avuto modo di vedere anche una piccolissima e antica moschea,
sempre costruita con mattoni di fango, e un interessantissimo
frantoio ancora attrezzato, con le giare dove si lasciava
decantare lolio, le pietre da macina il meccanismo
in legno che consentiva alla forza sviluppata dallanimale
destinato al traino, di produrre il movimento che azionava
la macina. E stata una tappa veramente apprezzata
da tutti noi. Peccato per il freddo pungente, che non ci
ha certo invogliato ad indugiare un po di più
in questo strano luogo. Ripartiamo e raggiungiamo Ghadames,
dove ci congediamo con lautista ed il pullmino utilizzato
fino ad ora e facciamo conoscenza con le guide che ci condurranno
per i prossimi dieci giorni a bordo di fuoristrada nella
parte più meridionale del nostro tour: verso il deserto.
Il centro abitato di Ghadames è veramente squallido,
caseggiati disposti alla rinfusa lungo le strade, la mancanza
del più elementare senso urbanistico e lincuria
di quelli che sono gli spazi comuni, rendono questa città
veramente triste. Oramai è buio, alcuni di noi raggiungono
il posto telefonico dove chiamare casa. Per alcuni giorni,
poi, non sarebbe più stato possibile. Il costo delle
telefonate in tutta la Libia si aggira intorno ai 3-4 dinari
ogni paio di minuti di conversazione. Cena piuttosto mediocre
in un piccolo locale dal nome "Sahnon Restaurant".
Spendiamo complessivamente 80 Dinari. La notte la passiamo
sistemati in stanze, messeci a disposizione presso una casa
privata (costo 15 Dinari a testa). Il livello di pulizia
lascia molto a desiderare.
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