Namibia: la scoperta

Di Elisa Bassetti

Questa non è una proposta di itinerario, né un raccolta di informazioni per il vostro viaggio di cui sto comunque preparando la stesura.
Volevo solo tentare di farvi capire che cosa mi ha lasciato la Namibia.
Quest'anno abbiamo deciso di farci un bel regalo. Abbiamo pensato che avevamo voglia di panorami nuovi, grandi, diversi. Avevamo voglia di toccare l'Africa così come si è depositata nel nostro immaginario chissà quanti anni fa. Il desiderio di qualcosa di remoto ed estremo ci ha portato fino alla Namibia. Un   nome che mi era suonato sconosciuto fino ad un anno prima. Namibia viene da Namib, il deserto più antico del mondo. Il più antico: è bastato questo per far partire la mia fantasia. Poi immagini di savane dorate e animali selvaggi e tramonti.
Il sole è stata la prima cosa che ci ha colti di sorpresa. Siamo scesi dall'aereo e la luce ci ha lasciato senza parole, una luce che non avevo mai visto nemmeno nei giorni più tersi di Sardegna. Poi lo spazio: attorno a noi si aprivano colline, valli, e l'occhio si perdeva nel manto dorato che qua e là lasciava spazio ad una terra così rossa da sembrare disegnata.
La sensazione di infinito ci ha accompagnato per tutto il nostro viaggio, eravamo solo noi sei, le nostre macchine e la natura. Nient'altro.
Mi è stato chiesto se avevo mai avuto paura. Ma di che? Come si fa ad avere paura di tutta quella straripante natura? E' vergine e incontaminata, come se l'uomo, dopo aver creato le città e i loro palazzi, si sia guardato attorno e avesse avuto timore ad andare oltre. Con riverenza ha lasciato che la natura, la vera padrona, continuasse a dirompere in tutto lo spazio e a stupire chi arriva lì con il cuore e la mente aperti al nuovo.
Così ci siamo mossi noi sei: degli esploratori con il cuore di bambini. La nostra è stata una comunità viaggiante, pronta a farsi stupire da quello che vedeva e affrontando tutto con una leggerezza d'animo che ci ha legato man mano che i giorni passavano. Abbiamo condiviso ogni cosa: dai gesti ormai naturali di cercare la legna per accendere il fuoco ai racconti nei lunghi tragitti in macchina ai brividi di certe notti in cui versi sconosciuti ci hanno fatto sentire davvero gli ultimi uomini sulla terra.
In tutti i paesaggi che ho avuto la fortuna di vedere non ho mai percepito qualcosa di conosciuto, tutto era al di fuori della mia immaginazione ed andava oltre gli stimoli che hanno sempre sollecitato la mia fantasia: le sfumature fiabesche delle rocce, i colori pastello che invadevano l'aria di certe vallate, la vita selvaggia degli animali che ci correvano a fianco e l'incredibile luce del cielo notturno.
Poi, in fondo, quella dolorosa sensazione di bisogno di andare oltre, vedere al di là delle montagne e correre nelle savane fino a dove arrivava il nostro occhio e ancora più avanti.
E' questo il mal d'africa? Cos'è che mi fa sentire, ora mentre scrivo, il senso di non essermi sfamata abbastanza di paesaggi e di terre infuocate? Perché siamo attratti da quel cielo così diverso dal nostro? Mi accarezza il pensiero di poter ritrovare anche qui i miei cari compagni di viaggio, ma avranno visto anche loro come sono diversi i nostri visi da quelli che vediamo in foto?
Dicono che sia suggestione e che nel nostro sangue non c'è alcun legame con la terra laggiù. Ma il ricordo delle mie sensazioni è forte e, anche se fosse suggestione, è stupendo farmi cullare da loro. C'è ancora un dolce senso di appartenenza a quella natura e, anche più della bellezza dei posti, sarà proprio questo che mi porterà ancora laggiù.

Le foto

I viaggiatori

Cavalli selvaggi ad Aus

Coppia reale

Deserto del Namib

Namibrand Nature reserve

Tramonto

Tramonto ad Aus

Verso Luderitz

 

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