Progetti per il Ruanda
di
Piergiorgio La Sala (http://web.tiscali.it/umudufu)
"E' un'esperienza che mi rimarrà a vita nel cuore
e nell'anima. Il Rwanda,stupendo dal punto di vista naturalistico,
è assolutamente povero ma congente straordinaria.
L'orribile passato è incancellabile, il paese ora
stavivendo un periodo di transizione in cui regna assoluto
caos, con itribunali (gacaca) che dopo undici anni cercano
di riconciliare due etnie ribelli (per poi chissà
quale motivo, il grande dilemma...) giusto per sfollare
le carceri (dove è più facile morire che sopravvivere).
Il presidente tutsi Paul Kagame - che naturalmente è
stato riconfermato avendo dato tutte le cariche a coloro
della sua etnia - vuole far sembrare il paese una nazione
ricca per poter avviare una sorta di turismo; lo faimpedendo,
ad esempio, l'accesso a varie zone di Kigali a chi vuole
entrare scalzo o con ciabatte, e ha tolto tutti gli artigiani
che esponevano le loro merci per strada, ha demolito tutte
le case e negozi non degni.
Intanto, per il resto della città, si vede solo miseria,
tra maibobo (ragazzi di strada) malati che mendicano, e
gente che cammina con vestiti stracciati. La situazione
a livello sanitario è drammatica. Quello che manca
in generale sono le strutture e la possibilità di
cure peri poveri, ma soprattutto dottori (abbiamo visitato
e siamo stati più volte all'ospedale di Kabgayi,
dove aiutiamo un dottore che paga le medici agli indigenti:
meglio non descrivervi niente perché mi sento male
solo a pensarci). Ma in un mese ho visto di tutto e di più,
dovrei scrivere un papiro di centinaia di pagine.
Per quel che riguarda il vero e proprio soggiorno, siamo
stati ospiti in più missioni di suore oblate dello
Spirito Santo, devote alla Beata Elena Guerra, ordine di
Lucca. Ci hanno coccolato per tutto il mese, e ci hanno
fatto sentire oltremodo a casa. In particolare io sono stato
la prima settimana a Cyeza (con due ragazze ed un altro
ragazzo) ed il resto del soggiorno a Mbare (tutti insieme).
Quest' ultima missione, nata con l'aiuto di Padre Giuseppe
Lucchetta, un padre bianco di Treviso da 33 anni in Rwanda,
è stata una favola: eravamo sul cucuzzolo d iuna
collina circondata da una pineta. Da poco è in grado
di ospitare 50 persone, viene usato soprattutto come centro
di meditazione e di ritiri spirituali. Con padre Lucchetta
ci siamo anche concessi il lusso di passare 3 giorni da
semi-turisti al parco dell'Akagera e nella regione dei laghi
e dei vulcani al Nord. Tutti i giorni siamo stati impegnati
nei nostri 5 principali progetti con cui collaboriamo. Abbiamo
svolto un lavoro di gestione dei progetti nati lo scorso
anno. Siamo andati più volte al centro nutrizionale
di Kivumu. Qui abbiamo 2 grandi progetti, il primo partirà
nei prossimi giorni: è la costruzione di una nuova
grande struttura (sala d'attesa, laboratorio, consultazione,
stanza per il dottore) esclusivamente per la cura dell'Aids.
Sarà offerto gratuitamente a tutta la popolazione
del distretto il test, e da questo partirà una campagna
di cura e prevenzione della malattia. Ilsecondo progetto,
sempre in questo centro, riguarda l'associazione Twisungane,
composta da 140 donne sieropositive incinta e che hanno
appena partorito. Abbiamo comprato per loro un campo in
cui lavoreranno e coltiveranno, un motore e il relativo
mulino per produrre farina di manioca.
Prossimamente vorremmo costruire una sala per gli incontri
dell'associazione, dove avviare anche un atelier. Inoltre,
sempre grazie alle suore francescane (suor Therese e suor
Primitive) compriamo gli alimenti per i bambini malnutriti.
Una piccola equipe educa all'igiene e all'alimentazione
le mamme di questi bambini. Ogni martedì e venerdi
vengono pesati e durante gli altri giorni viene dato loro
da magiare.
Il terzo progetto riguarda 50 adozioni a distanza. Abbiamo
fatto visita alla maggior parte delle famiglie dei bambini
adottati. In quest'anno per la maggior parte di queste famiglie
la situazione è migliorata. Adottare un bambino significa
garantire l'istruzione al piccolo, dar la possibilità
di mangiare, curarlo ma anche costruire la casa, comprare
un campo alla propria famiglia. Il tutto è gestito
da due assistenti sociali (Bertilde e Jaqueline) e coordinato
dalle suore oblate dalla parrocchia di appartenenza (Mbare,
Cyeza e Butare). Nella maggior parte dei casi si adottano
più bambini della stessa famiglia per poter garantire
loro una vita dignitosa. La speranza è quella di
poter far diventare la famiglia degli adottati autosufficiente...
Il quarto progetto è un impegno enorme, soprattutto
dal punto di vista economico... aiutiamo il dott. Jean Bosco
(un mancato prete) a pagare le curee le medicine ai più
poveri. Quest' uomo dedica la sua vita ed il suostipendio
ad aiutare i poveri. In un distretto come quello di Gitarama,
incui vivono un milione di persone, di cui la maggior parte
sotto il livello di sussistenza, c'è tanta gente
che non può permettersi di comprare le medicine (che
costano come in Europa!!!) e preferisce affidarsi al destino
(e quindi spesso alla morte) piuttosto che spendere capitali
in medicine e pregiudicare la sopravvivenza della propria
famiglia... e così Jean Bosco paga alle persone più
povere le cure ed i medicinali. Con lui abbiamo avviato
un progetto parallelo con il centro nutrizionale di Kivumu
per la cura degli indigenti, prevedendo anche un sussidio
per il trasporto in ambulanza delle persone più gravi
che si presentano dalle suore di Kivumu eche non ce la fanno
fisicamente o economicamente ad andare all'ospedale di Kabgayi
(dista 12 km). Col dottore inoltre abbiamo visitato tutti
i reparti dell'ospedale.
Il quinto progetto è quello dei ragazzi di strada.
Con Padre Lucchetta siamo andati a vedere delle case che
si trasformeranno in centri di prima accoglienza e di reintegro
nella società per una 15 di maibobo. A Kigali cisono
centinaia, migliaia di bambini (dai 5/6 anni) che vivono
e dormono per strada... tra di loro ci sono orfani, cacciati
o scappati da casa, teppisti che scelgono questa vita. La
loro unica attività è quella di sniffare colla,
per combattere la fame... Molto probabilmente si cercherà
di fare qualcosa anche al Nord, a Ruhengeri, con l'aiuto
di Mirko, un ragazzo del cuneese, trasferitosi un anno fa
a vivere in Rwanda. In collaborazione con la diocesi e la
Caritas e la sua associazione, da l'opportunità a
30 bimbi di strada di riprendere una vita normale, mandandoli
a scuola, facendo fare corsi professionali, portando avanti
la comunità ecc ecc. Questo a grandi linee è
quello che abbiamo fatto... ringrazio anche tutti i miei
compagni/e di viaggio che hanno reso così bella questa
esperienza e hanno condiviso con me ogni emozione. Persone,
come me, che hanno a cuore l'Africa e le persone povere.
Speriamo con tutto il nostro cuore di avere fatto e di fare
in futuro il possibile... anche se poco... una goccia rispettoad
un oceano.
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