Marocco in due (ovvero, in Tre... no)
testo e foto di Laura Poli e Norberto Masciocchi
Questo breve report di viaggio racconta del nostro rapido tour del Marocco “Imperiale”, effettuato a fine Febbraio 2005. Questa visita di 10 giorni ci ha permesso di dare una veloce occhiata al Paese, (che ci è piaciuto moltissimo) utilizzando, ove possibile, mezzi pubblici di trasporto, scoprendo che, in particolare, il servizio ferroviario marocchino permette rapidi ed efficaci collegamenti (a costi contenuti) tra le città principali. Un sincero grazie va alla nostra silenziosa compagna di tanti viaggi, la guida della Lonely Planet, che dal 1992 ci suggerisce trucchi e modalità di quotidiana sopravvivenza in ogni parte del mondo. In alcuni casi, abbiamo segnalato prezzi di Hotel e Ristoranti in Dirham Marocchini, MAD (1 Euro = 11 MAD), per completezza di informazione.

I giorno: Volo diretto Malpensa – Casablanca, dove prendiamo un treno-navetta per Casa Voyageurs (la Stazione Centrale a circa 40 minuti dall’aeroporto) e, quasi in coincidenza, un comodo train rapid (di costruzione belga) per Fés (150 MAD). Forse perché siamo in bassa, bassissima stagione, o forse perché il treno non è normalmente considerato (a torto) il mezzo più conveniente per girare un Paese del Sud del Mondo, siamo visibilmente gli unici “turisti” del convoglio. Come in tutti i luoghi del mondo, anche qui incontriamo persone di tutti i tipi, caratterizzati da un abbigliamento molto variato: uomini anziani con fez e jellaba, e studenti universitari vestiti all’occidentale e loro compagne con, o senza, velo. Facciamo conoscenza con tre laureandi di microelettronica dell’Università di Fés, assolutamente disinvolti e uguali a qualsiasi altro studente nel mondo. Ci scambiamo gli e-mail. In orario “svizzero”, prima delle 21 e dopo circa 5 ore di viaggio, giungiamo a destinazione e ci rechiamo all’Hotel Ibis (prenotato via Internet, 400 MAD per camera doppia) proprio nella Piazza della Stazione. Attraversando la ville nouvelle, un po’ anonima, raggiungiamo il ristorante Zagora, dove ceniamo molto bene con cous-cous Meknassi (con uvetta e mandorle) e pastilla (tortino di pollo anch’esso agrodolce, in una sfoglia eccezionale). Come al solito, la ricerca di pasti particolarmente appetitosi sarà parte integrante del nostro viaggio.

II giorno: Con una guida chiamata tramite l’albergo (150 MAD per tutto il giorno), iniziamo la nostra visita della città di Fés, dapprima nella parte nuova, poi in quella ebraica (Fés El-Jdid) e, infine, nella vasta parte medievale (medina, ovvero città murata, di Fés El-Bali). Said (la nostra guida cinquantenne, che si premura di farci vedere subito dal cellulare le foto della sua famiglia) ci porta dapprima, con un petit taxi (Fiat Uno per brevi spostamenti fino a 3 passeggeri), al Palazzo Reale (non visitabile) ed al Museo dell’Artigianato (Dar Batha), molto bello, con giardino in stile andaluso, fontane, porte di legno intarsiato e mostra di porcellane antiche e moderne. Da una collinetta sopra Fés El-Bali vediamo i resti delle tombe dei Merinidi, uno dei due castelli fortezza a guardia della città, e la grande medina ai nostri piedi. Il petit taxi ci lascia poi ad una delle porte della medina, nella quale possono (con difficoltà) muoversi solo umani, carretti e muli ipercarichi. E’ in pratica un enorme mercato politematico: iniziamo dalla frutta e verdura, poi le pescherie, etc. Le moschee non si possono che vedere da fuori (solo i musulmani possono entrare), mentre le mederse, antiche scuole coraniche, sono aperte a tutti: di solito, sono costruite intorno a un patio con fontana o piscinetta centrale, circondato da stanze su piani diversi e da una piccola cappella; gli archi e le finestre sono riccamente decorati, a partire dal basso, con piastrelle geometriche coloratissime, stucchi, legni intarsiati, etc. Vediamo anche diversi caravanserragli, i motel di un tempo, costituiti da un cortile a pian terreno per cammelli e bestiame vario, mentre le stanze sono ai livelli superiori. Ora sono tutte botteghe. In effetti, quasi tutta l’attività all’interno della medina è costituita da botteghe artigianali:
- ceramiche e mosaici (vediamo il processo dall’impasto, alla cottura, alla colorazione, e l’assemblaggio dei tasselli rotti col martello per formare, dal rovescio, il mosaico, ad esempio, di un tavolino...poi ci va il cemento e si raddrizza...);
- oggettistica in rame, argento e ottone (piatti, teiere, vasi, ricamati a mano con lo scalpello, con diverse modalità a seconda delle tecniche). Per il nostro gusto, un po’ troppo barocchi, ma è impressionante l’abilità dell’artigiano-artista;
- concerie (le famose concerie di Fés!): da una terrazza di una bottega vediamo tutta l’operazione, dallo slanamento con bagni di calce, alla pulitura, strizzatura e tintura in una serie di vasche-tini coloratissimi, in cui i giovani tintori passano le pelli prima di farle asciugare al sole. L’origine dei colori vivissimi è del tutto naturale (così ci dicono…): indaco per il blu, papavero per il rosso, henné per il marrone, zafferano per il giallo e menta per il verde.
- taglio e cucito, con signore che ricamano (a memoria, senza seguire un disegno) tovaglie, tuniche etc., con i soliti disegni geometrici, con la particolarità che il ricamo è identico dalle due parti, ovvero non c’è un dritto e un rovescio. Ogni colore ha un suo significato: il rosso è il colore dei berberi, il verde dell’Islam e il blu della città di Fés.
Naturalmente, ogni bottega artigianale ha annesso uno spazio vendita: questo vale anche per le attività di erboristeria, tappeti, vestiti locali (caffettani, jellabe, ecc), artigianato berbero, e stupendi negozi di fichi secchi e datteri nel souq dei dolci (nella via sacra, dove non possono passare...animali!). Pranzo in uno dei classici buchi da 4 mq con tavolino, posto per 3 persone (strette) e griglia: ci preparano spiedini di carni varie che mettono nel pane, lenticchie in salsa piccante e l’immancabile tè alla menta (il cosiddetto whisky marocchino…). Tre euro a testa, mancia inclusa. Visita al museo del legno in un bellissimo palazzo appena restaurato da un mecenate. Rientro alla ville nouvelle e cena al piccolo ristorante Al-Khozama (quasi vuoto, ma si mangia bene, per 90 MAD).

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